In questo saggio parleremo
della prima stagione di “Penny Dreadful”, serie TV di
genere horror, ambientata nella Londra del 1891,
che racconta le imprese di un gruppo di persone piuttosto particolari, impegnate nel ritrovamento della figlia del loro
leader, rapita da un malvagio Vampiro.
Introduzione
Shakespeare, Stoker, Haggard,
Conrad, Allan Poe, Lovecraft, Stevenson, Goethe, Wilde, Sade,
Shelley, Leroux, la Bibbia, il Vangelo e il Libro dei Morti egizio,
Nietzsche e Rymer: tutto questo e anche di più possiamo trovare in
“Penny Dreadful”, la serie TV scritta da
John Logan e trasmessa via cavo su Showtime a partire
da maggio 2014, che di successo sicuramente ne ha avuto visto che,
dopo la prima Stagione, è già in produzione la seconda (uscita
prevista: maggio 2015).
Ma andiamo con ordine e, per prima cosa,
vediamo cosa significa penny dreadful.
“Penny Dreadful” tradotto alla
lettera suona più o meno come: “Spaventi da un penny”. I
penny dreadful, l'omologo britannico dei dime
novel americani, dei feuilleton francesi e dei romanzi
d'appendice italiani, erano pubblicazioni periodiche di epoca
vittoriana, per lo più settimanali, che costavano poco
(un penny, appunto) e proponevano storie a base di sangue e violenza
(dreadful = spaventoso, orribile).
Pur considerati dai contemporanei
letteratura di basso livello, secondo alcuni critici moderni i penny
dreadful furono i precursori europei dei romanzi pulp,
diffusi negli USA durante gli anni Venti (il cui genere sarà
recuperato soprattutto negli anni Novanta da autori come Palahniuk) e
perciò testimoniano una fase interessante della “popolarizzazione”
di generi letterari come il gotico.
Oltre a Varney il vampiro, O
il banchetto di sangue (1845-1847) - citato nella serie e scritto da James M. Rymer - un
altro penny dreadful famoso fu Sweeney Todd, al quale
si ispirò anche Tim Burton per il suo film Sweeney Todd - Il diabolico
barbiere di Fleet Street (2007), la cui sceneggiatura fu scritta
proprio da John Logan. Lo stesso Logan che aveva già lavorato con
registi come Ridley Scott (Il gladiatore) e Martin Scorsese
(The Aviator e Hugo Cabret) candidandosi per tre volte
all'Oscar.
Varney il Vampiro, di J.M. Rymer (1814-1884) |
Sweeney Todd, assassino seriale britannico (1756-1802) realmente esistito. |
“Penny Dreadful” è
un’opera davvero ben riuscita perché, oltre a chiamare a raccolta
le più famose “star” della letteratura e del cinema horror,
riesce anche ad essere una riflessione – a tratti perfino poetica –
sull'idea di mostruoso (o almeno, su ciò che noi umani siamo
soliti definire tale) senza mai perdere la tensione e scadere nel
“polpettone”.
Del resto, come dichiara John Logan
medesimo in una delle video-interviste pubblicate sul sito ufficiale
della serie, “Penny Dreadful” è nata in un periodo di assidue
letture poetiche “a tema” e quindi non è un caso che i
riferimenti letterari siano molti, sia per quanto riguarda la
costruzione dei personaggi che per lo sviluppo della trama.
Personaggi dei quali parleremo a
breve, fornendo alcuni spunti per rintracciarne le origini
letterarie, non senza inserire a corredo un piccolo profilo dedicato
a ciascun attore.
I
personaggi
Il vampiro, la posseduta dal
demonio, il cadavere rianimato, il lupo mannaro, il libertino
immortale, sono tutte maschere che – gli appassionati di horror lo
sanno da tempo – possiamo usare per incontrare i nostri mostri
interiori senza correre il rischio di identificarci con essi e
metterci, così, al riparo proprio dall'effetto che la paura troppo
intensa (di tale incontro) potrebbe scatenare: la follia.
Perché un conto è vedere il mostro fuori da se stessi, un altro è
sentirlo dentro. Meglio sdoppiarsi, dunque, ed evitare di impazzire.
I
temi della doppiezza
e della follia in “Penny Dreadful” sono sempre presenti, come del resto
lo sono nelle opere [1]
di quel lontano mondo, apparentemente tanto diverso dal nostro.
Doppiezza e follia che si incarnano in maniera piuttosto pervicace in
Sir
Malcolm Murray
e Miss
Vanessa Ives,
ma che disegnano nitidamente anche i contorni di Victor
Frankenstein,
risplendono nei seducenti sorrisi del narciso Dorian
Gray
e seguono come ombre Ethan
Chandler,
l'americano dal passato misterioso che, oltre a rievocare il Quincey
Morris stokeriano, nel corso della storia svela allo spettatore lati
di sé talmente sorprendenti da renderlo il più enigmatico e,
insieme, affascinante del quintetto.
Ma non basta. I personaggi di "Penny
Dreadful", compresi i comprimari, si prestano anche a
rappresentare i principali aspetti storici, sociali e culturali
dell'epoca vittoriana: l'imperialismo e il colonialismo, il
positivismo scientifico, lo sviluppo tecnologico, la rivoluzione
industriale, e – contemporaneamente – estetismo e decadentismo,
la crisi dell'uomo di fronte ai misteri della vita e della morte e la
ricerca delle risposte nel mondo dell'occulto, la sottomissione della
donna, la condanna dell'omosessualità, gli studi sulla follia e
l'avvento della psicanalisi.
Vi siete incuriositi? Bene, allora
andiamo a conoscerli da vicino, questi mostri!
Sir
Malcolm Murray: imperialismo, colonialismo e scienze occulte
Costruito
sul modello del famoso esploratore e console britannico Sir
Richard F. Burton [2],
al quale Timothy Dalton assomiglia fisicamente in modo
impressionante, Sir Malcolm rappresenta l'uomo
di potere
che si riconduce al prototipo del grande
cacciatore bianco,
presente anche in Allan
Quatermain,
il protagonista de Le
miniere di re Salomone di
Haggard (1885), nonché simbolo della superiorità degli Stati
europei, e in particolare dell'Impero britannico, sui popoli
dell'Africa e dell'Asia.
Di Sir Malcolm, infatti, sappiamo che pianta vessilli e bandiere sulle vette africane in onore di Sua Maestà e che è abituato a dare ordini e a farsi obbedire. Ha una moglie che passa l'esistenza ad attendere il suo ritorno e due figli che lo adorano: Peter, ragazzo timido e malaticcio, che non si sente all'altezza di cotanto padre e vorrebbe seguirlo in Africa per dimostrargli il proprio valore, e Mina, la fanciulla dolce e remissiva, che sogna di sposare un uomo tale e quale al papà.
Eppure, il nostro avventuroso cavaliere ha anche il suo indubbio lato oscuro: se, all'inizio della vicenda, appare come un padre disperato al quale un principe delle tenebre ha rapito e nascosto chissà dove la figlia Mina, durante i flashback successivi scopriamo che è un fedifrago, un opportunista che entra nel mondo dell'occulto con lo stesso piglio da conquistatore che è solito mostrare nei villaggi africani, quando spaventa gli uomini con la frusta e prende le donne a suo piacimento.
Sarà per tutte le volte che si è trovato faccia a faccia con la morte, laggiù in Africa, e per la strenua lotta che deve sostenere contro i propri sensi di colpa per aver abbandonato il figlio morente pur di portare a compimento la spedizione per trovare le sorgenti del Nilo, ma Sir Malcolm ci appare come un uomo freddo e determinato, il cui doppio malvagio si manifesta anche nel suo ambiguo rapporto con Vanessa Ives, l'ex-migliore amica di Mina che, grazie a poteri medianici di dubbia origine, pare riuscire a entrare in contatto telepatico con la ragazza. Sir Malcolm, infatti, usa Vanessa (che a sua volta si lascia usare) per scoprire dove il Vampiro ha nascosto Mina e, nonostante a un certo punto la donna rischi di soccombere (proprio come il figlio Peter) egli persiste, concentrato sul proprio obiettivo, senza temere il giudizio altrui o l'orrore che sta sfidando.
Ed
è anche per questo, dunque, che ci ricorda un po' il colonnello
Kurtz di Apocalypse
Now nel
suo monologo [3]:
“(…) Ho visto degli orrori, orrori che ha visto anche lei, ma non avete il diritto di chiamarmi assassino, avete il diritto di uccidermi, questo sì, avete il diritto di farlo ma non avete il diritto di giudicarmi. Non esistono parole per descrivere lo stretto necessario, a coloro che non sanno cosa significhi l’orrore. L’orrore. L’orrore ha un volto e bisogna essere amici dell’orrore (...)”.
Sir Richard Francis Burton (1821-1890) |
Sir Malcolm Murray, interpretato da Timothy Dalton |
Allan Quatermain, interpretato da Sean Connery nel film "La leggenda degli uomini straordinari" (2003) ispirato al fumetto di Alan Moore "La Lega degli Straordinari Gentlemen" (1999). |
Timothy
Dalton
Nato
a Colwyn Bay (Galles, UK) il 21 Marzo 1944. Già
attore teatrale e televisivo, diventa famoso anche al cinema nella
parte di James Bond (007 -Zona pericolo, del 1987, e 007 – Vendetta
privata, del 1989). Timothy
Dalton ha recitato in diversi film drammatici e in varie serie TV ma
prima di “Penny Dreadful”non ha al suo attivo partecipazioni in
pellicole prettamente horror, ad eccezione della serie TV HBO “I
racconti della cripta (1989-1996) e “Hot Fuzz”
(2007) che mescola vari generi, tra cui l'horror.
Sembene:
il guerriero e l'angelo custode
Con le guance decorate da cicatrici
rituali, Sembene è un possente africano che affianca Sir Malcolm
nella sua impresa come maggiordomo, confidente e guardia del corpo. È
sempre calmo e parla lo stretto necessario, ma è chiaro che tutto
osserva e molto sa, probabilmente più di quanto dia a vedere.
Ricorda un po' Umbopa (Ignosi), il forte guerriero zulu che
accompagna Allan Quatermain nelle sue avventure.
Paul Robeson interpreta Umbopa in "King Solomon's Mines" di Stevenson (1937) |
Danny Sapani interpreta Sembene |
Danny Sapani
Nato a Londra (UK) il 15 Novembre
1970. Attore televisivo, cinematografico e
teatrale, ha recitato in “Teorema di un delitto” di de la Iglesia
(2008) e molti altri film di genere thriller/drammatico, oltre che
nella famosa serie TV “Doctor Who” (2005-2008). Oltre a “Penny Dreadful” Sapani
non ha partecipato a altre pellicole horror, né al cinema, né in
TV.
Miss Vanessa Ives: la regina nera, sessualità repressa e isteria
Anche il personaggio di Vanessa Ives
rappresenta il potere, ma nella sua istanza femminile,
percepito in forma di dominio sul “demimonde”,
quindi sul mondo che sta fra la vita e la morte (o secondo il
paradigma psicanalitico: l’inconscio) oppure in forma di
devastazione, e perciò associato nel codice religioso alla
sessualità senza freni, e quindi al Diavolo, e in quello
scientifico all'isteria, e quindi alla follia.
I poteri di Vanessa, quando
ella è in sé, si manifestano in modo passivo attraverso la
lettura dei tarocchi e i sogni, mentre quando è
posseduta dal demone, si attivano tramite la parola
(Vanessa dice la verità, “scopre gli altarini” e usa un
linguaggio volgare) e la libertà di costumi (Vanessa si
prende un uomo, ci fa sesso e poi lo abbandona), aspetti
dell'esistenza umana, gli ultimi due, che la morale – non solo
vittoriana – ha sempre tentato di controllare, soprattutto nelle
donne, così come ha sempre visto di cattivo occhio chi se ne serve,
accusandolo, di volta in volta, di essere un folle, oppure un adepto
di Satana (ricordate i processi alle streghe?).
Vanessa, nel corpo di Eva Green,
risorge come un'antica sacerdotessa ossuta, algida e affascinante,
simile alle donne morte delle novelle di Edgar Allan Poe:
Ligeia, Berenice e Morella sono le sue gemelle letterarie, non meno
di altre, come Carmilla di Le Fanu, la Bella Dama senza pietà
di Keats e la Geraldine di Coleridge, vere dark lady
shakespeariane che seducono senza mai concedersi fino in fondo,
che ghermiscono l'anima degli uomini e poi oppongono il rifiuto forse
perché la loro stessa anima è stata ghermita da una forza oscura e
sensuale che trascende ogni possibilità di controllo, ma soprattutto
perché in vita (o in un altro momento della loro vita, come nel caso
di Vanessa) sono state vittime della brutalità degli uomini e
il loro ritorno dal mondo dei morti, così come dal mondo dei folli,
è uno strumento che il Fato applica all'esistenza umana ogni
qualvolta deve rimettere i conti in pari: la nemesi, la
giustizia compensatrice, in questo frangente agli atti di domino
maschile.
Eppure, la cattolica miss Vanessa
Ives non è solo un angelo vendicatore, è anche una donna che
cammina sulla strada della sofferenza, che patisce l'internamento in
manicomio (con tutto ciò che ne consegue) perché nel momento del
bisogno Dio l'ha abbandonata e “qualcun altro” (il Demone)
ha accolto la sua richiesta d'aiuto. Il Demone che ascolta e si
prende la sua verginità (anima) promettendole in cambio potere e
libertà (Vanessa sembra non dipendere da nessun uomo) ma che poi –
una volta concluso il patto – come in un matrimonio, si rivela un
compagno dispotico (ancora Conrad e il suo Compagno segreto, o
il Mr. Hide di Stevenson) che pretende sottomissione. Sarà
quindi solo il coraggio di un amico (non di un amante) a
esorcizzare Vanessa – almeno momentaneamente – dai suoi drammi
interiori.
Elizabeth Shepherd in "The tomb of Ligeia" (1964) |
Eva Green interpreta Vanessa Ives |
Eva
Green
Nata a Parigi (Francia) il 6 Luglio
1980. Attrice cinematografica e modella, è
diventata famosa recitando la parte di Isabelle nel film di Bernardo
Bertolucci “The Dreamers” (2003) e quella della Bond girl
in “Casino Royale” (2006). “Dark Shadows” di Tim
Burton (2012) è l'unico horror prima di “Penny Dreadful”, anche
se la vediamo nei panni della dark lady in “Cracks” (2009) e “Sin
City” (2014). Lei e Dalton hanno già recitato insieme ne “La
bussola d'oro” (2007).
Dorian
Gray: estetismo, decadentismo e gli inganni del progresso
Il
personaggio creato da Logan sulla base del protagonista omonimo del
romanzo di Oscar Wilde [4] interpretato dall'angelico Reeve Carney, è l'essere più annoiato
sulla faccia della terra. Vive in un appartamento che definire
lussuoso è riduttivo, passa il proprio tempo fra orge
di
sadiana memoria
e passeggiate
al
Crystal Palace
e dopo ogni eccesso corre a controllare lo stato della propria anima,
prigioniera nel famoso ritratto che gli ha regalato l'immortalità.
Dorian Gray, che in apparenza è il
mostro meno mostro di tutti, sotto l'aspetto psicologico è un
capolavoro di perversione, perfetto nel rappresentare l'estetismo
narcisistico e decadente che si nutre di immagini e
vampirizza i mortali, succhiando loro non il sangue, ma le
emozioni.
Di più, Dorian Gray è un'icona
della modernità, o di ciò che la modernità promette: eterna
giovinezza e ricchezza, potere e sesso senza limiti morali, religiosi
e fisici. Lo stato più prossimo all'onnipotenza al quale l'uomo
possa ambire e che assume, nella Storia, un nome ben noto: progresso.
Certo, il progresso (e il nostro Dorian non può che esserne un
sostenitore: ascolta musica col grammofono e si fa fotografare –
adesso potrebbe farsi un selfie – perfino durante i suoi
amplessi) dicevamo, il progresso richiede un piccolo sacrificio... Lo
stesso piccolo sacrificio richiesto a Faust: la cessione
della propria anima.
Nel romanzo di Wilde, però,
l'ingannatore non appare sotto le spoglie del diavolo Mefistofele -
no, l'uomo moderno non crede più a certe cose! - ma assume le
sembianze di un artista, di un intellettuale, di uno che sa comunque
solleticare l'ego e ci riesce con una facilità che non ci
aspetteremmo, vista l'importanza della posta in gioco, eppure...
eppure, anche questa volta, l'inganno funziona proprio perché ciò
che viene scambiato non ha più (apparentemente) alcun peso. E non
deve avere peso, perché sapere di avere un'anima (o una
coscienza, diremmo oggi) è un ingombro, un ostacolo
al godimento.
Accade così che, quando il Dorian
Gray di Logan (che si è già giocato l’anima ai dadi e ha perso)
incrocia Vanessa Ives, son fuochi d'artificio (Goethe – di nuovo
lui - le chiamerebbe affinità elettive) un po' perché
nell'altro mondo hanno entrambi un padrone oscuro che li tiene al
guinzaglio, un po' perché il narcisismo di lui trova la sponda
ideale in quello di lei (resa speciale dal tocco del demone).
Insomma, quando si dice: “chi si assomiglia, si piglia” e “nessun
incontro è casuale”!
Gösta Ekman e Camilla Horn interpretano Faust e Gretchen in "Faust" di Friedrich Wilhelm Murnau (1926) |
Reeve Carney
Nato a New York City (USA) il 18
Aprile 1983. Attore e cantante, ha interpretato
Peter Parker nel musical di Broadway “Spider-Man: Turn Off The
Dark” (2011). Al suo attivo ha qualche comparsata
nei film “La neve cade sui cedri” (1999) e “The tempest”
(2010). Nessun horror prima di “Penny Dreadful”.
Victor
Frankenstein: l'uomo che volle farsi dio, o delle responsabilità di
un padre
E non è nemmeno un caso che il
titolo completo del romanzo di Mary Godwin Shelley sia
Frankenstein, o il moderno Prometeo (1818) perché, essendo la
storia del dottore-alchimista (e non del mostro che poi nella fiction
prende per estensione il suo nome) che sfida le regole della Natura e
riesce a creare una creatura vivente da un cadavere, richiama a buon
diritto il mito classico di colui che rubò il fuoco (la scintilla
della conoscenza) agli dei per donarlo agli uomini e fu punito da
Zeus con un supplizio tremendo.
Nel romanzo di Mary Shelley Victor
Frankenstein perde la madre in tenera età a causa della scarlattina,
nel serial di Logan, invece, la donna muore di tisi, tuttavia le
conseguenze sono le medesime: Victor non accetta la morte e
consacra la propria esistenza alla ricerca di un sistema per
vincerla. Infine lo trova e la Creatura sorge dall'acqua del bagno
alchemico come da un ventre artificiale, nuda e confusa, e lo chiama
“padre”. Ma Victor, che un padre non l'ha più (o forse non l’ha
mai avuto) e non crede nemmeno a un dio che possa prenderne il posto,
reagisce male e abbandona il “figlio”, provandone disgusto.
Tutto questo, nel serial, veniamo a
saperlo solo dopo, quando Victor ci riprova e nasce Proteus,
il secondogenito, una creatura gentile, legata al proprio Creatore da
profondo affetto (ricambiato, questa volta) e che prende il nome dal
personaggio di una commedia shakespeariana, I due gentiluomini di
Verona, dedicata proprio al tema dell’amicizia. Non fosse che
l'Altro, il mostro primogenito e doppio oscuro di Victor, l'abbandono
non l'ha proprio mandato giù e – novello Caino – ritorna
per inchiodare il “padre” alle proprie responsabilità, uccidendo
il fratello e pretendendo che gli si trovi una moglie.
È così che per Victor Frankenstein
- già reclutato da Sir Malcolm per studiare in maniera scientifica
il vampirismo e premunirsi nel caso, una volta ritrovata, Mina debba
essere curata dal morbo - inizia il supplizio ed egli diviene vittima
di varie ossessioni che lo condurranno all'abuso di morfina: la
Creatura che pretende una compagna e il rimorso per aver osato
troppo, racchiuso nel verso dell’Adonaïs di Shelley: “No
more let Life divide what Death can join together” con il quale
il medico tenta di confidare i propri drammi al vecchio maestro
Abraham Van Helsing.
Colin Clive in "Frankenstein" di Whale (1931) |
Peter Cushing in "La maschera di Frankenstein" di Fisher (1957) |
Harry Treadaway interpreta Victor Frankenstein |
Harry Treadaway
Nato a Exeter (UK) il 10 settembre
1984. Attore televisivo, cinematografico e
teatrale, ha al suo attivo partecipazioni ad alcuni lungometraggi
come “Brothers of the Head” (2005), “Control” (2007) e “The
lone ranger” (2013). Prima di “Penny Dreadful” lo
vediamo in film fantasy e horror come “Ember – Il mistero della
città di luce” (2008), “Cockneys vs Zombies” (2012) e nella
serie TV “Afterlife” (2006).
Calibano,
la Creatura di Frankenstein: la solitudine abissale dell'Uomo, le
domande sull'esistenza, il bisogno di amore
Se nella vicenda Victor prende il
posto di Dio, diciamo che per questo nuovo Adamo,
plasmato dalla carne umana un attimo prima della putrefazione, non è
certo stato preparato un Paradiso Terrestre. Il “primogenito”
di Frankenstein è una Creatura disperatamente sola, che
dall'esistenza riceve solo dolore, almeno finché non incontra
un vecchio attore, Vincent Brand, che, oltre a dargli il nome di
Calibano (di nuovo Shakespeare, La Tempesta) lo arruola
come tutto fare del teatro nel quale lavora, il Grand Guignol.
Qui Calibano vive nel backstage
come il personaggio dell'opera di Leroux (Il Fantasma) impara la vita
degli uomini dalle scene e legge tanta poesia: una ricetta sicura per
votarsi all'insuccesso. Insuccesso che arriva puntuale quando,
fraintendendo la gentilezza di un'attrice, Maude, scambia per amore
l'offerta di un'arancia (in sostituzione della mela che causò
la caduta dei nostri biblici progenitori) e viene cacciato (a
malincuore) dal suo piccolo “paradiso” dallo stesso Vincent.
È a questo punto che Calibano,
nuovamente esule e pieno di rabbia, incomincia a
perseguitare il suo Creatore ed essendo un estimatore del poeta John
Milton, non può che recitare la parte che nel poema miltoniano è
quella di Lucifero. Ecco perché, per vendicarsi di “Dio”
(Victor) farà quello che il Serpente fece nell'Eden: donare la morte
alla creatura prediletta, l'Uomo (Proteus).
Il coreografo Michael Clark interpreta Caliban in "Prospero's Books" di Greenaway (1991) |
Franz von Stuck, Lucifer (dipinto ispirato a "Paradise Lost" di Milton) |
Rory Kinnear nei panni di Calibano (la Creatura) |
Rory
Kinnear
Nato
a Londra (UK) il 17 Febbraio 1978. Attore
teatrale, televisivo e cinematografico, è noto per aver interpretato
il ruolo dell'agente Bill Tanner nei film di James Bond “Quantum of
Solace” (2008) e “Skyfall” (2012) oltre che il detective Nock
in “The Imitation Game” (2014), il film sulla vita del matematico
Alan Turing. Nessun
horror, dunque, prima di “Penny Dreadful”.
Brona
Croft: la rivoluzione industriale, la tisi, la nuova Eva
Brona (che, come lei stessa spiega,
significa “Tristezza”) è una giovane immigrata irlandese che si
è data alla prostituzione per sopravvivere, prima di tutto a
un ex-fidanzato violento e poi, una volta arrivata a Londra in cerca
di un futuro migliore, per essere stata sostituita nelle sue mansioni
di fabbrica da una macchina.
Come lei sono migliaia i proletari
ridotti all’indigenza dalla rivoluzione industriale, gente
costretta a sopportare massacranti turni di lavoro e a vivere
in condizioni malsane, spesso caratterizzate da
scarsa alimentazione e povertà. E Brona non è da meno:
conduce una vita miserevole, alloggia in una stanza di una locanda
del porto, fa colazione con un bicchiere di whiskey ed è ammalata di
tisi.
La tubercolosi che, se non fermerà
né gli ardori perversi di Dorian Gray né l’amore di Ethan
Chandler, è il morbo che la condurrà sull’orlo della tomba ma non
riuscirà a ucciderla: la Morte per soffocamento per mano di Victor
Frankenstein, infatti, arriverà prima della Morte per consunzione e
per Brona la prima serie si chiuderà così: con la promessa di una
risurrezione e (per noi) con una domanda. Il ricordo di Ethan
Chandler svanirà nell’oblio, o sarà destinato a ricomparire nella
sua prossima esistenza di “nuova Eva”?
Da "La signora delle camelie" di Dumas a "La traviata" di Verdi e "Moulin Rouge!" di Luhrmann. Margherita, Violetta e Satine: la cortigiana, la femme fatale, la tisi.
Greta Garbo interpreta Margherita Gauthier in "Camille" di G. Cukor (1936), film ispirato a "La signora delle camelie" di A. Dumas figlio (1848). |
Nicole Kidman interpreta Satine morente di tisi fra le braccia di Christian (Ewan McGregor) in "Moulin Rouge!" di Luhrmann (2001) |
Billie Piper
Nata a Swindon (UK) il 22 Settembre 1982. Cantante fino al 2003, ora si dedica solo alla recitazione. È nota per aver interpretato i ruoli di Rose Tyler nelle serie TV “Doctor Who” (2005-2013) e Belle in “Diario di una squillo per bene” (2007-2011). Nessun horror prima di “Penny Dreadful”.
Ethan
Chandler: coraggio, lealtà e... luna piena
“Non
dovete cercare un uomo, ma una bestia”
[5] dice
sir Malcolm all’ispettore di polizia che sta indagando su alcuni
orribili delitti che insanguinano Londra come ai tempi di Jack the
Ripper
[6] e nei quali le vittime vengono trovate smembrate e mutilate.
Una bestia? Ma come? Cosa c’entra
la bestia adesso? Forse Sir Malcolm intendeva dire che il Vampiro che
ha rapito la sua cara Mina è una bestia … Ma allora perché, ogni
volta che il misterioso assassino ritorna a colpire, la scena del
crimine assomiglia a una carneficina tutto sommato poco vampiresca?
Un altro indizio sul fatto che
probabilmente negli omicidi non c’entrano né il vecchio Jack e
nemmeno il Master Vampire ma qualche altro mostro, lo riceviamo anche
dall’incontro che Sir Malcolm, Vanessa, Sembene ed Ethan Chandler
fanno allo zoo di Londra dove, prima di catturare l’esca messa
apposta lì per loro dal Nemico, i quattro incrociano un branco di
lupi e – guarda caso – l’unico a entraci in “confidenza”
è il bell’americano. Sarà perché Ethan e la bestia hanno lo
stesso colore d'occhi o perché l'uomo tende la mano all'animale,
fatto sta che al secondo sguardo i due sembrano riconoscersi tanto
che il capobranco smette di ringhiare, gira i tacchi e se ne va
tranquillo, seguito dai gregari.
Ma non basta: di Chandler sappiamo
che sta fuggendo dalle conseguenze di qualche marachella piuttosto
grave, presumibilmente commessa in patria, alla quale il papà sta
cercando di porre rimedio per evitargli la forca. Cosa avrà mai
fatto di tanto terribile da costringerlo a cambiare continente?
D'altro canto, il nostro Ethan,
oltre che virile e affascinante, è anche un uomo coraggioso e leale
e non riusciamo a immaginarlo nei panni di un bandito qualunque.
Insomma, il mistero su quale sia il suo lato oscuro è davvero grosso
e si infittisce ancor di più quando l'uomo rivela un ulteriore e
inatteso aspetto: la propria bisessualità.
Già, perché se nel suo cuore c'è
Brona, fra le sue braccia, complice la fatina verde dell'assenzio, in
una scena che rimanda a quella della seduzione di Mina da parte di
Dracula nel film di Coppola, per una notte entra anche il bel Dorian.
Insomma, Ethan Chandler è l'uomo
coraggioso e leale ma, allo stesso tempo, selvaggio
e imprevedibile, come la natura che ci
portiamo dentro e che, nel suo caso, si manifesta soprattutto con la
luna piena. Lo vedremo trasformarsi in lupo solo nell'ultimo episodio
(un lupo mannaro americano a Londra) e... chissà quali meraviglie ci
riserverà la seconda serie!
"Murders in the Rue Morgue" ("Il dottor Miracolo", 1932) di R. Florey, liberamente tratto dalla novella omonima di Edgar Allan Poe (1841) |
"An american werewolf in London" ("Un lupo mannaro americano a Londra", 1981) di J. Landis |
Josh Hartnett interpreta Ethan Chandler |
Josh
Hartnett
Nato
a San Francisco (USA) il 21 Luglio 1978. Attore
e produttore cinematografico, ha iniziato la sua carriera nella
pluripremiata serie TV “Cracker” (1993-1995), proseguendo poi in
numerosi film, anche horror, come “Halloween 20 anni dopo”
(1998), “The Faculty” (1998), “Il giardino delle vergini
suicide” (1999), “Sin City” (2005), “Black Dahlia” (2006),
“30 giorni di buio” (2007).
[1] Esempi famosi nella letteratura dell'epoca che contengono il tema del
doppio: Lo strano caso del Dottor Jekyll e di Mister Hide di
R.L. Stevenson, Il ritratto di Dorian Gray di O. Wilde,
Frankenstein, o il moderno Prometeo di Mary Shelley, Dracula
di Bram Stoker, Il compagno segreto di J. Conrad.
[2] Dalla
voce di Wikipedia: Sir Richard Francis Burton (Torquay, 19 marzo 1821
– Trieste, 19 ottobre 1890) è stato un esploratore, traduttore e
orientalista britannico. Viaggiò da solo e sotto travestimento alla
Mecca, tradusse Le mille e una notte, Il giardino profumato e il Kama
Sutra, viaggiò con John Hanning Speke alla scoperta dei grandi laghi
africani e della sorgente del Nilo, visitò Salt Lake City insieme a
Brigham Young, viaggiò in lungo e in largo, e scrisse molto. Fu
probabilmente il terzo miglior spadaccino europeo del suo tempo.
Servì come console britannico a Trieste, Damasco e Fernando Poo. Fu
nominato cavaliere nel 1886. Di lui Algernon Swinburne disse: “Burton
ha le mascelle d'un demonio, e le sopracciglia d'un dio”.
[3]Dal
monologo del colonnello Kurtz, in Apocalypse Now (1979) film di
Francis Ford Coppola, ispirato al romanzo di J. Conrad Cuore di
tenebra.
[4] Il
ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde
(1890).
[5] In
Séance, secondo
episodio della Prima serie. Il riferimento alla bestia è una
citazione da I delitti della Rue Morgue
di E.A.Poe (1841), considerato il primo racconto poliziesco della
storia della letteratura mondiale e nel quale due donne vengono
uccise da un misterioso assassino che, come si scoprirà, non è un
essere umano ma un orango fuggito da una nave.
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Utilissimo. Devo decisamente tornare a riguardarlo!
RispondiEliminaGrazie BL! Stiamo preparando anche la seconda parte del mini saggio... Ci troverai l'analisi della trama in base al modello di Vogler ("Il viaggio dell'eroe).
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